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Massimo Milone, un raro esempio di giornalismo raccontato con gli occhi del Sud

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La notizia dell’improvvisa scomparsa del giornalista Massimo Milone, già direttore di Rai Vaticano, ci ha lasciati tutti increduli e ha riportato il nostro ricordo a quella memorabile edizione del Premio Dorso che fu a lui conferito al Senato, nel 2015, e che ora desideriamo riproporre con la motivazione del riconoscimento insieme a quanto ebbe a dichiarare dopo la consegna del premio da parte del presidente del CNR, Luigi Nicolais. Nelle parole di Massimo Milone si ritrova la sintesi di tutto il suo impegno professionale e civile svolto sempre ai più alti livelli con una rara capacità di interpretare il ruolo oggi della comunicazione nel servizio pubblico e raccontarlo con gli occhi del Sud.

Motivazione Premio Guido Dorso 2015

Laureato in Giurisprudenza alla Federico II, per oltre trent’anni collaboratore del quotidiano Avvenire, Massimo Milone entra in Rai nel 1979. Come inviato ha seguito alcuni dei più importanti avvenimenti della Campania, dalle Brigate Rosse, al rapimento di Ciro Cirillo, al terremoto dell’Irpinia del 1980. Dal 2003 al 2013 è stato capo redattore centrale del TGR Campania realizzando assieme alla sede Rai di Milano, il primo Tg nazionale del mattino Buongiorno Italia. Sotto al sua direzione particolare attenzione è stata dedicata alle problematiche socio- religiose del Mezzogiorno. Presidente, dal 2002 al 2008, dell’Unione Cattolica Stampa Italiana, dall’11 febbraio 2013 è responsabile di Rai-Vaticano; la struttura della Rai che si occupa di gestire le trasmissioni di carattere religioso, in particolare riguardanti la Città del Vaticano. Nel suo ultimo libro Lettera a Francesco, Milone, nel trarre un bilancio della recente visita del Papa a Napoli esprime la speranza che essa contribuirà a tracciare – nuove autostrade contro ogni forma di degrado, sopraffazione, violenza per aiutare Napoli a recuperare quei parametri fondamentali dell’etica che sono il presupposto di una rinascita civile e sociale della città. A questa rinascita ben si collega l’impegno professionale e civile di Massimo Milone che lo ha visto e lo vede sempre più in prima linea, alla luce della corretta interpretazione del ruolo del servizio pubblico. Il suo è un giornalismo colto e frutto di analisi rigorosa degli avvenimenti, elementi questi sempre più rari nell’attuale panorama della nostra informazione sia parlata che scritta.

Dichiarazione Premio Guido Dorso 2015

Tante belle parole nella motivazione che certamente non merito. Grazie al presidente Squitieri, nome autorevole del giornalismo italiano, all’Associazione Dorso ed alla prestigiosa giuria. Per me è un grandissimo onore entrare a far parte dell’albo d’onore del Premio Dorso, un nome che si lega al Mezzogiorno, un Mezzogiorno di cui oggi si parla poco e male. E’ lontano dalle politiche nazionali, troppi i logori stereotipi. Il Paese non crescerà se non si riaggancerà il Mezzogiorno guardando all’Europa. Non è uno slogan, ma credo che ancora oggi l’Italia è dimezzata eppure ci sono tante energie qualificate ed eccezionali. In 36 anni di Rai ne ho scoperto e raccontate tantissime. In 36 anni ho detto no a lasciare il posto che mi ha visto giovane cronista fino a diventare capo della seconda redazione italiana della Rai. Poi raccogliendo l’invito dell’Azienda in una notte ho deciso di lasciare Napoli e venire a Roma. La mia enorme soddisfazione è stata quella di incontrare un Uomo del Sud, della periferia del Sud, Papa Francesco. Il primo giorno quando sci siamo conosciuti, mi hanno presentato dicendo:” è napoletano, è arrivato da Napoli da pochi giorni”. Ero stato infatti nominato direttore di Rai Vaticano la sera stessa delle dimissioni di Papa Ratzinger e quindi il giorno dopo ero già alle prese con il Conclave. Questo Papa rivoluzionario, Papa Francesco, mi disse:” anche io sono arrivato da poco, ci faremo buona compagnia, anche io vengo dal Sud”. E quindi anche il mio racconto del giornalismo, ieri come oggi, è un racconto con gli occhi del Sud che credo sia forse la chiave di lettura più veritiera che si può offrire ai telespettatori, all’opinione pubblica, un giornalismo che secondo me, oggi più che mai, ha bisogno di una riscoperta di senso e di verità. Ad un giornalismo strillato, spettacolarizzato, di gossip dal buco della serratura, veloce, fatto di news e twitter, credo che occorre offrire un giornalismo che dia risposte di senso, che dia chiavi di lettura profonde affinché l’opinione pubblica nel pluralismo, nelle diversità, nelle differenze anche culturali possa crescere e migliorare ed essere sempre più il motore di una società diversa.