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Don Chisciotte, non abita più qui. La battaglia civile dei centri studi del Mezzogiorno

presentazione-libro

DON CHISCIOTTE, NON ABITA PIÙ QUI.

CENTRI DI RICERCA DEL SUD.

TANTE ENERGIE PROFUSE E TANTI ITINERARI AD OSTACOLI. TANTE VOCI PER ORECCHIE CHE NON VOGLIONO SENTIRE.

Il pensiero è il solo potere che, se non siamo a rinunciarvi, nessuno ci può togliere”.

Aldo Masullo

L’incontro promosso dall’Associazione internazionale Guido Dorso, insieme ad A.I.M (Alleanza Istituti meridionalisti), basato sul libro “Don Chisciotte non abita più qui”, edito da Giannini editori e curato da Francesco Saverio Coppola e Andrea Naselli é una OPERAZIONE VERITÀ, costruttiva e critica sul ruolo dei Centri studi del Mezzogiorno, sul loro contributo allo sviluppo, ma soprattutto su persone che con le loro azioni e il loro pensiero si sono impegnate nel far sviluppare e tutelare il bene comune e il miglioramento del capitale umano e sociale del Sud. Sotto la lente le difficoltà ad operare dei Centri studi del Mezzogiorno in un contesto di impoverimento e frantumazione del capitale economico e sociale del Mezzogiorno. Questo libro, presente nella Collana Studi e Ricerche dell’Associazione internazionale Guido Dorso, costituisce la prima pubblicazione dedicata ai Centri di Studio e Ricerca meridionale, a cui ne seguiranno altre non solo per documentare le loro meritevoli attività, ma anche per diffondere la loro conoscenza presso le giovani generazioni.

La prima parte del libro parla in generale dei Centri Studi illustrandone le tematiche ma anche descrivendo in maniera non esaustiva le loro peculiarità, la seconda parte esamina un caso di studio quello della Fondazione Curella di Palermo in circa trenta anni di attività, presieduta da Pietro Massimo Busetta, parabola ma anche monito sugli accadimenti umani, sociali e politici che hanno caratterizzato il Paese e in particolare il Mezzogiorno.

 

Dalla quarta di copertina

J’accuse

Questione meridionale? Una lunga e ponderata riflessione sullo sviluppo dell’Italia in maniera diseguale dove il Sud e Nord geografico sono diventati nel tempo due contesti sociali ed economici diversi con disparità di diritti di cittadinanza (sanità, scuola e università, lavoro). La questione meridionale, contrariamente a preconcetti e fake news sul Sud, costituisce una elaborazione strategica dello sviluppo del Paese e non solo di una sua parte, a cui hanno fornito il loro contributo di pensiero, non solo studiosi di altro profilo, ma, anche Centri di ricerca meridionali, in una corretta visione della sussidiarietà, che hanno elaborato sistematicamente studi e progetti che suggeriscono e hanno suggerito non solo politiche economiche e sociali, ma sopratutto una visione mediterranea ed europea.

Questo libro che non è un Amarcord, parla di questi Centri di ricerca che con impegno, ma anche con sacrifici hanno portato e portano avanti una battaglia civile per lo sviluppo del Sud in una visione unitaria e coerente del Paese. Purtroppo il gap territoriale non solo ha sfavorito lo sviluppo del Sud, ma ha anche depotenziato un capitale culturale facendo morire o ridurre le attività a numerosi Centri di pensiero per carenza di risorse finanziarie dovute alla decrescita, non certo felice, del Mezzogiorno. La distruzione sistematica del tessuto bancario e finanziario del Sud a partire dagli anni ’90, il venir meno di tante Istituzioni finanziarie, tra cui i Banchi meridionali, le ridotte capacità delle banche locali e delle Fondazioni bancarie del Sud rispetto a quelle del Nord, che alimentavano in maniera virtuosa lo sviluppo del capitale culturale hanno penalizzato il pensiero meridionale, punto di accumulazione dei bisogni della gente del Sud, ma anche della sua autodeterminazione. Anche il tessuto imprenditoriale di ridotte dimensioni non ha permesso quello scambio proficuo con i Centri di ricerca, né lo sviluppo di adeguato del Terzo settore. Questo pensiero meridionale fortemente unitario, non può essere ricordato con una lastra tombale, né essere messo in soffitta, anche dopo il tentativo maldestro fatto a maggio 2022 di un libro bianco sul Sud dal Ministero del Sud e per la coesione territoriale, ignorando tutta la letteratura sul Mezzogiorno e non rendendosi conto “di essere nani sulle spalle di giganti” per citare un antico detto. Questo libro – anche attraverso un caso di studio quello della Fondazione Curella, osservata in un periodo di circa trenta anni, che hanno visto profondi cambiamenti a livello nazionale e nel Mezzogiorno – vuole essere un “J’accuse” verso una classe dirigente del Paese e del Sud che ha dimostrato non solo di non saper valorizzare e difendere le risorse, ma ha dimostrato una non adeguata visione del futuro, condannando generazioni di giovani all’emigrazione forzata.