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Il ricordo di Gerardo Bianco

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Gerardo Bianco, Premio Guido Dorso, uomo di valore e autorevole servitore dello stato

Il Presidente Nicola Squitieri, il Segretario generale Francesco Severio Coppola, il Comitato scientifico dell’Associazione internazionale Guido Dorso, la Direzione della Rivista Politica Meridionalista — Civiltà di Europa ricordano Gerardo Bianco, recentemente scomparso. È stato un illustre meridionalista e uomo delle Istituzioni, già Premio Guido Dorso nel 2007 per le Istituzioni e componente, per molti anni, del Comitato scientifico della nostra associazione.

Gerardo Bianco, conterraneo di Guido Dorso, come lui ha rappresentato quella classe di intellettuali del Sud che tanto hanno contribuito al dibattito sulla questione meridionale. Laureato in lettere classiche, docente di letteratura latina all’Università di Parma; deputato alla Camera dal 1968, è stato ministro della Pubblica istruzione e parlamentare europeo. Nell’impegno politico e civile di Gerardo Bianco – inteso sempre come servizio – si coglie subito un dato di umana partecipazione ai problemi reali della gente ed in particolare a quelle componenti più deboli della società per coinvolgerle in un processo collettivo di sviluppo. Si conferma così un’antica tradizione della società meridionale e di quella irpina in particolare, capace di forgiare uomini di azione e di intellettuali non avulsi dalla realtà in cui operano, bensì pienamente coinvolti al suo interno con grandi motivazioni sociali radicate in un dato colto e religioso della vita. Nella lunga carriera politica di Gerardo Bianco un altro dato emerge poi, saliente che ben si richiama ai più autentici valori della coerenza: ha sempre mantenuta ben manifesta la sua identità di pensiero e politica, guardando criticamente le più recenti esperienze che tendono verso la formazione di compagini ampie, le quali non tengono però in alcun conto le identità frutto di radicate scelte storiche ed ideologiche. Accanto all’attività politica, l’onorevole Bianco ha portato avanti il suo impegno culturale e meridionalista che si manifestato, in particolare dal 1998, attraverso la presidenza dell’Associazione nazionale per gli interessi del Mezzogiorno d’Italia (ANIMI), una istituzione, fondata nel 1910, che ha avuto tra i suoi maggiori meriti quello di aver svolto un ruolo di primo piano nella storia dell’educazione popolare del nostro Paese. Nell’Associazione, l’on. Bianco ha dato un vigoroso impulso alle attività culturali, a quelle storico-documentarie e a quelle archeologiche, riprendendo la tradizione di un legame con il territorio attraverso la collaborazione con gli enti locali e riproponendo, in termini attuali, il dibattito sul meridionalismo. Lo vogliamo ricordare con le parole di Nicola Squitieri – Presidente dell’Associazione Guido Dorso: “La scomparsa di Gerardo Bianco priva l’Associazione “Guido Dorso” di uno dei suoi più autorevoli esponenti del Comitato scientifico ma anche e soprattutto un sincero e grande amico del nostro sodalizio. Ricordiamo che nel 2000 si rese protagonista presso la Camera dei deputati della celebrazione del trentennale della rivista edita dall’associazione Dorso. Da sempre legato all’Associazione Dorso di cui condivideva gli obiettivi e alle iniziative partecipando attivamente alla vita stessa dell’Associazione offrendo il prezioso e generoso contributo del suo ingegno sempre accompagnato da un’acuta ed elegante ironia. Caro Presidente, ci mancherai molto, l’Associazione Dorso ti ricorderà sempre con sincero affetto e riconoscenza additandoti alle nuove generazioni come esponente di quelle eccellenze del nostro Mezzogiorno di cui dovremo sempre più andare fieri”.

2017 – Riunione presso A.N.I.M.I.

Gerardo Bianco ha sempre condiviso con l’Associazione Dorso la forte volontà di fare rete tra gli istituti meridionalisti per creare un maggior spazio di discussione e di negoziazione progettuale con le istituzioni centrali e periferiche. Un primo tentativo, insieme a quattordici istituti,  fu fatto nel 2014 e ripreso nel 2017 con la riunione presso A.N.I.M.I. con l’allora Ministro del Mezzogiorno Claudio De Vincenti, degli istituti meridionalisti all’alba dell’autonomia differenziata. L’associazione Dorso ha proseguito su quell’intento costituendo, insieme ad altri enti, nel 2019 l’Alleanza A.I.M. (Alleanza Istituti Meridionalisti) e dando vita, concretamente,  al sogno di Gerardo Bianco.

2017 – Riunione presso A.N.I.M.I.

Francesco Saverio Coppola, segretario dell’Associazione internazionale Guido Dorso, ricorda Gerardo Bianco attraverso le sue parole quanto mai attuali sulle tematiche del Mezzogiorno e sull’unità del Paese, pronunciate nel 2007 e attraverso le sue riflessioni su Guido Dorso pubblicate nel libro “Cento uomini di ferro e più” della collana Studi e Ricerche dell’Associazione.

Gerardo Bianco e Andrea Amatucci

Portiamo avanti la lezione di Guido Dorso

(Discorso pronunciato in occasione dell’assegnazione del premio nel 2007)

 Innanzitutto, voglio ringraziare la Giuria per questo riconoscimento. Devo dire che quando l’amico Squitieri mi ha comunicato questa decisione ha determinato in me una sorta di esame di coscienza. Mi sono chiesto: ma lo merito davvero questo premio, e sono io uno dei cento uomini di ferro che avrebbero dovuto occuparsi del Mezzo-giorno, cui faceva riferimento Guido Dorso? La conclusione è stata che non potevo essere inserito in questo elenco di personaggi che potevano dare finalmente un impulso decisivo alla questione meridionale. Allora, mi è venuta in mente la considerazione di un politico importante del nostro Paese, secondo il quale, lui cinquantenne, quelli che hanno venti anni più di lui, farebbero bene a pensare maggiormente a se stessi. Ovviamente, è solo una battuta. Nella realtà, sono convinto che dobbiamo continuare proprio per portare a termine quella politica che ancora non si è realizzata. Voglio intendere questo premio come attribuito soprattutto all’ “ANIMI”, Associazione che, come ricordava Squitieri, fra due anni compie cento anni di storia. La sua nascita, infatti, coincide con i primi momenti della ricostruzione, dopo il terremoto di Messina e di Reggio Calabria, soprattutto per iniziativa e per impulso di uomini del Nord. Allora non esisteva la spaccatura che oggi rischia di far scomparire dall’agenda politica la questione meridionale: esisteva una questione meridionale intesa come questione nazionale. Oggi la questione settentrionale sembra offuscarla: un errore culturale e storico che deve essere corretto. Non esisteva, allora, una divisione. Nella coscienza nazionale era radicata, piuttosto, una coscienza risorgimentale: soprattutto da parte di uomini consapevoli dell’importanza che la risoluzione dei problemi del Mezzogiorno aveva per l’intero Paese. Voglio anche ricordare che il primo presidente dell’Associazione è stato il livornese Leopoldo Franchetti, che abbiamo recentemente ricordato. Concludo dicendo – signora Dorso, amici della Giuria – che nell’Università, nell’immediato dopo-guerra, i libri che ci hanno consigliato alla Cattolica erano libri di tutt’altro genere, rispetto agli scritti, a noi ben noti, di Guido Dorso, la sua analisi del fascismo, la sua rivoluzione meridionale. Eravamo dell’idea che la rivoluzione meridionale era quella di portare, attraverso il progresso, la rivoluzione nel Paese. Quella lezione è valida ancora oggi e noi speriamo di poterla affermare ancora nel futuro.

I 100 Uomini di ferro di Guido Dorso

per la rinascita del Sud

(Articolo a firma di Gerardo Bianco tratto dal libro “Cento uomini di ferro e più”)

Nelle settimane scorse si è sviluppato sul giornale “la Repubblica” un singolare dialogo tra un famoso giurista, Gustavo Zagrebelsky, e un celebre giornalista, Eugenio Scalfari, sul tema della oligarchia. Era ben difficile che i due interlocutori potessero intendersi poiché radicalmente diverso tra i due risultava il concetto. Zagrebelsky si richiamava alla definizione classica di origine aristotelica, mentre Scalfari identificava con l’oligarchia il numero sempre ristretto dei gruppi dirigenti di ogni formazione sociale o politica. Nel terzo libro de La Politica Aristotele così definisce i regimi politici: «La tirannide è il governo di uno solo a vantaggio di chi governa, l’oligarchia a vantaggio dei ricchi, la democrazia a vantaggio dei poveri», così continuando, « .. che siano i pochi o i molti a governare è accidentale per l’oligarchia e per la democrazia. I ricchi sono pochi dappertutto e i poveri molti. La reale differenza tra democrazia e oligarchia è la povertà e la ricchezza ». Ogni ragionamento che intenda sviluppare un’elaborazione fondata sotto il profilo dottrinario del concetto di oligarchia non può non partire dal testo aristotelico. L’assimilazione alla oligarchia di ogni gruppo dirigente inevitabilmente limitato rischia di oscurarne la funzione che è, appunto, quella di svolgere il proprio ruolo finalizzato alla crescita e allo sviluppo e non alla pura salvaguardia della propria esistenza. Ciò vale ancora di più quando ci si riferisce alla classe dirigente rappresentativa del Paese nelle istituzioni democratiche e di governo. Una classe dirigente non può essere oligarchica, nel momento in cui lo diventa cessa di essere dirigente, venendo meno a quella funzione che le è propria di guidare, appunto, verso traguardi positivi validi per l’intero popolo e non per singoli gruppi o categorie sociali. Questo concetto di classe dirigente era ben chiaro a Guido Dorso quando auspicava la nascita di un nucleo di uomini di ferro per dare impulso alla rinascita del Mezzogiorno d’Italia, consapevole che lo sviluppo del Sud era interesse comune dell’intero popolo italiano.

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