Era il 20 maggio del 1977 quando Renato Dulbecco (scomparso il 20 febbraio 2012, a 98 anni nella sua abitazione in California) accettò di fare il punto, nel corso di un affollata conferenza stampa tenutasi a Roma, sui successi conseguiti dalle sue ricerche per prevenire e curare i tumori che, soltanto due anni prima, lo avevano portato al conferimento del Premio Nobel per la Medicina.
Ad invitarlo, a nome della nostra associazione, fu il giovane scienziato di origini siciliane Giulio Tarro. Allievo di Sabin scopritore del vaccino anti poliomelite, Tarro dopo i suoi studi negli Usa, era rientrato in Italia e a Napoli, dove da un laboratorio dell’ospedale Cotugno, conduceva con una sua equipe, le ricerche contro il male del secolo. Fu in quella indimenticabile giornata romana che avemmo l’onore di consegnare a Renato Dulbecco il Premio Dorso per la Ricerca; un riconoscimento che Dulbecco mostrò di apprezzare molto ricordando, con sincera emozione, le sue origini italiane e meridionali in particolare, essendo nato a Catanzaro il 22 febbraio 1914.
Renato Dulbecco nel ricordo di Giulio Tarro
Renato Dulbecco, nato a Catanzaro il 22-2-1914, laureatosi in medicina nel 1936 a Torino, e formatosi in USA dove era stato chiamato nel 1947 da Salvatore Luria, altro premio nobel italo-americano, entrambi allievi di Giuseppe Levi, è morto a 98 anni (20-2-2012) a La Jolla in California, dove aveva diretto a lungo l’ Istituto Salk per le ricerche. Il premio Nobel gli fu dato nel 1975 per le sue ricerche di base in virologia, avendo scoperto un sistema di misurare le lesione virali nelle colture delle cellule infette – metodica delle placche – e per i suoi studi sul DNA virale, a partire dai batteriofagi, cioè i virus dei batteri, ed arrivare a quello delle cellule animali con la sua implicazione nella cancerogenesi, cioè il meccanismo di formazione dei tumori. Si è sempre battuto per la multidisciplinarietà della scienza per raggiungere i traguardi desiderati.
In Italia è stato a capo del progetto genoma del CNR, ma in conclusione era rimasto deluso per essere stato strumentalizzato dalla medicina istituzionale. Nel pubblicare “I geni e il nostro futuro – La scommessa del progetto genoma”, ed. Sperling e Kupfer, 1995, “Renato Dulbecco spiega con la massima semplicità possibile, aiutando anche con alcuni disegni, che cosa sono i geni e come funzionano, il ruolo dell’ ambiente che interagisce con i geni stessi concorrendo a formare la personalità, le possibilità di intervento sulle malattie genetiche e sui tumori. Egli affronta anche con la consueta lucidità e lungimiranza le molte questioni di ordine etico, filosofico, sociale ed economico che il Progetto Genoma suscita e susciterà nella convinzione che solo una conoscenza diffusa di questi argomenti consente il controllo sociale delle eventuali ricadute negative del progresso scientifico”.
Il mio personale rapporto con Renato Dulbecco si è stabilito quando l’ho avuto chairman di un convegno su virus e tumori in Scozia e consulente delle mie ricerche su virus e tumori dell’uomo, anche visitandolo nell’ istituto di La Jolla. In particolare l’ho invitato nel maggio 1977 per il Centro Nuovo Mezzogiorno ad un convegno in cui ha incontrato gli oncologi italiani dopo l’ udienza al Quirinale con il presidente Prof. Giovanni Leone; nella stessa occasione ha ricevuto il premio per la ricerca scientifica del Centro ed ha rilasciato una intervista di grande attualità sullo stato dell’ arte della virologia oncologica per Politica Meridionalista, la rivista diretta da Nicola Squitieri.
Il professore Dulbecco è stato uno scienziato civilmente impegnato e si trovava in Inghilterra al momento dell’ assegnazione del Nobel, come vicedirettore dell’ Imperial Cancer Research Fund, non condividendo allora gli obiettivi della politica americana. Fondamentalmente un pacifista, aveva aderito al movimento Science for Peace, aborrendo le guerre, che non hanno alcun senso e portano solo sventure.
Giulio Tarro