Per iniziativa dell’Università degli studi di Napoli “Federico II” e dell’Associazione Internazionale “Guido Dorso”, presso l’aula magna dell’ateneo, al corso Umberto I, il prof. Dominick Salvatore, docente di economia nella Fordham University di New York ha tenuto una conferenza sul tema “Crescita o stagnazione dopo la recessione”. L’incontro è stato aperto dagli interventi di Massimo Marrelli, rettore della “Federico II”; Mario Rusciano, presidente del Polo delle scienze umane e sociali; Andrea Amatucci e Nicola Squitieri, rispettivamente coordinatore del comitato scientifico e presidente dell’associazione Dorso. Nell’occasione Federico D’Agostino, professore di sociologia nell’Università di Roma Tre, ha ricordato la figura del sociologo italo-americano Rocco Caporale, per oltre vent’anni presidente del comitato scientifico internazionale dell’associazione Dorso, nonché appassionato e profondo studioso del nostro Mezzogiorno. Nel suo intervento di saluto il presidente dell’associazione Dorso, Nicola Squitieri ha spiegato che il convegno inaugura una serie di incontri su rilevanti tematiche di carattere economico e culturale di cui saranno relatori alcuni dei destinatari del Premio Dorso. Con questa iniziativa – ha detto – desideriamo anche noi ribadire che la cultura ha ancora nella città di Napoli un grande ruolo che dovrà contribuire sempre più ad uscire dal reiterarsi di drammatiche emergenze che sembrano nuovamente assediarla.
Esordendo per la sua lectio magistralis dinanzi ad un folto pubblico composto da docenti e studenti della Federico II, Dominick Salvatore ha osservato che il “il brutto è passato, ma la ripresa sarà molto lenta e lunga. Dovranno trascorrere un paio di anni prima di poter registrare un rilancio dell’economia dell’occupazione”. L’economista – di origini napoletane e destinatario nel 2004 del Premio Dorso – ha ripercorso le tappe della crisi, dai mutui subprime agli hedge fund, passando per il fallimento della Lehman brothers, al crollo delle principali Borse mondiali e del prodotto interno lordo degli stati coinvolti. In questo contesto, il caso dell’Italia e del Mezzogiorno è singolare. “Le crisi finanziarie – ha spiegato il prof. Salvatore – comportano sempre recessioni più profonde e durature, che in alcuni casi vanno a sommarsi a situazioni che erano già precedentemente critiche.
È il caso italiano, già in difficoltà nei confronti degli stati locomotiva dell’UE, e del Sud all’interno del quadro italiano”. La storia dell’economia – ha osservato – dimostra che le aree meno dinamiche sono quelle che subiscono la crisi prima e in maniera più profonda e agganciano la ripresa in ritardo
e in maniera più lenta. La strada da seguire è quella che può apparire più complicata, ma che darà maggiori frutti nel lungo periodo.
“È necessario anticipare la ripresa – ha chiarito l’economista italo-americano – fare investimenti in infrastrutture per poter essere pronti. I coreani e i cinesi vivono così i periodi di recessione. Noi, invece, pensiamo solo a difenderci. In questo modo, quando il futuro arriva, non siamo pronti”.
Riferendosi poi alle economie emergenti dell’Est asiatico, il prof. Salvatore ha invitato a tener duro. “Stanno approfittando della crisi usurpando i mercati e le istituzioni. Gli imprenditori – ha detto – non devono mollare, gettando ora le basi per la ripresa”. Tra gli addetti ai lavori, però, la paura è che non sia fatto abbastanza per combattere, quell’assenza di regole nel campo della finanza che scatenano questa crisi. “Sulla deregulation – ha detto Dominick Salvatore – si sta facendo qualcosa, aumentando il capitale delle banche ed evitando alcuni dei derivati pericolosi. Ma la riforma si fa sempre guardando al passato per evitare di commettere gli stessi errori. Purtroppo, però, ogni crisi è diversa da quella precedente e quindi è molto difficile anticiparla”. L’economista ha invitato, quindi, a non pensare a regole specifiche, calibrate sulle cause dell’ultima crisi, perché questo imporrebbe agli operatori solo “ciò che non è consentito fare, mentre quello che no sarà compreso in queste norme, sarà considerato lecito”. L’obiettivo – conclude il prof. Salvatore – è evitare che, “fatta la legge, si trovi l’inganno”.
Infine nel rivolgersi agli studenti che ascoltavano la sua lezione, il prof. Salvatore ha considerato che per la crescita della produzione in Italia è necessario puntare sulla formazione dei giovani, finalizzata a creare figure che siano adatte al contesto delle aziende italiane; mentre la burocrazia, i partiti, il governo e le associazioni sindacali dovrebbero favorire l’ eliminazione di quelle regole che non agevolino la crescita produttiva del lavoro perché facendo aumentare i costi riducono la competitività internazionale della nazione e ne bloccano la crescita.